Interviste
In questa sezione potete trovare il parere di due esperti del settore riguardo il tema trattato nel corso del sito web.
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Serge Milan
Maître de Conférences all’Università Nice Sophia Antipolis in Lingua e letteratura italiana.
1. Quale è stata una delle cause prime della creazione di Festival del cinema di portata internazionale come Venezia e Cannes? Sicuramente in quest’ottica una dimensione da non dimenticare che si pone all’origine dei festival, è una logica di tipo cinefilico. Parliamo della nascita dei cineforum, delle associazioni, dei cineclub, che hanno preceduto la creazione di questi grandi festival e che ne sono in parte la spinta originaria, dunque, una cinefilia di appassionati che ha voluto creare degli spazi, dei dispositivi, come sono appunto i festival, dove vedere film del mondo intero, con il fine di vedere dei film al di là dei circuiti commerciali abituali, per promuovere anche film che altrimenti non avrebbero avuto distribuzione. Questa è una delle classiche missioni dei festival, cioè di presentare festival di film lontani, con industrie cinematografiche poco elaborate che riescono a creare opere che tramite i festival si potranno vedere nel mondo intero, tramite questa valorizzazione simbolica. Vi è dunque questa logica amatoriale, cinefilica, che è stata molto importante e che lo è tuttora nei festival più piccoli, dove associazioni, appassionati, storici, universitari, creano degli spazi che sono completamente estranei a quelle grosse logiche commerciali e/o politiche che oggi sono presenti nei festival più grandi come Venezia e Cannes. Ovviamente per Venezia e Cannes l’importanza di questa logica è un po’ scomparsa nel tempo, ma è pur sempre presente e importante, poiché comunque è questa dimensione che continua a dare un valore simbolico ai festival. 2. Dunque, oggi la spinta economica dei grandi festival come Cannes e Venezia sovrasta l’amore per il cinema? Bisogna dire che per quanto riguarda i grandi festival internazionali del cinema, come appunto Venezia e Cannes, ci sono diverse logiche che competono tra loro, tra cui una logica di tipo economico, che è quella che spesso tende a prevalere. L’industria cinematografica e la sua importanza crescente fanno di questi festival delle vetrine che conferiscono un valore simbolico ai film che presentano, sono opere che diventano con i premi attribuiti non solo piu visibili, ma anche e soprattutto piu rispettabili, piu care da un punto di vista del loro valore. Sicuramente questo è un grande campo di studi che è in stretto legame con anche la storia dell’industria cinematografica, e la fortuna degli autori stessi. 3. La nascita del Festival di Venezia è legata ad una scelta di tipo politico, essendo stato creato durante il ventennio fascista. Ad oggi vi è ancora la presenza di una componente politica nei festival del cinema? Nell’analisi dell’industria cinematografica c’è un settore molto importante, collegato ai grandi festival internazionali, ossia ciò che riguarda gli aspetti politici e geopolitici. C’è una dimensione di rapporti culturali tra i paesi, di competizione non solo cinematografica ma a volte anche ideologica, di promozione nazionale, sia internamente che nelle relazioni internazionali. Quest’ultime sono di fatto state fondamentali soprattutto alla nascita di questi grandi festival, ovviamente primo tra tutti Venezia, ma anche la reazione della creazione di Cannes dopo che nell’edizione del 1938 i premi furono attribuiti a film fascisti. Questa dimensione è importantissima ancora oggi, basti pensare nell’ambito della produzione cinematografica dell’Iran, ad una regista come Panahi, la cui produzione è stato vietata nel suo paese, ma che è riuscito a presentare i suoi film a Cannes. C’è sempre dunque una dimensione molto importante collegata a questa influenza culturale, al ciò che oggi viene definito come “soft power”.
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Luca Malavasi
Professore associato presso l’Università degli Studi di Genova di Storia e analisi del film ed Elementi di cultura visuale.
1. Mostra di Venezia e Festival di Cannes: due realtà nemiche o che si sostengono a vicenda? Personalmente credo che ci sia il Festival di Cannes e poi tutto il resto. Il festival di Cannes non è un festival tra gli altri, è il festival del cinema. Cannes non solo è il festival più importante del mondo, ma è anche il più potente del mondo. A differenza della Mostra di Venezia e di altri festival del cinema come Toronto, Cannes ha sì i film e le sezioni competitive, ma soprattutto ha il mercato. Cannes non è solo un festival dove si fanno vedere i film, ma è uno dei principali mercati mondiali per l’acquisto di film, quindi, l’impatto che Cannes ha a livello globale non a rivali, si può forse considerare come unico vero rivale il Festival di Toronto. La Mostra del cinema di Venezia ovviamente è un festival nobile e significativo, ma Venezia non può rifiutarsi di accettare un film come Blonde, mentre Cannes può permettersi una cosa del genere. Mentre a Venezia è il Festival che attende i registi, a Cannes sono i registi che attendono il Festival, il rapporto di potere è rovesciato. Pur di andare a Cannes i registi velocizzano la produzione dei film o addirittura aspettano di far uscire i film. Cannes non ha voglia di collaborare con nessun altro festival del cinema, proprio perché non è sullo stesso piano degli altri Festival come nel caso della Mostra di Venezia. Cannes è un luogo in cui si esercita il potere distributore, della cinefilia e del cinema francese, perché c’è una forte cultura cinematografica alla base. 2. Il mondo del cinema rischia di essere eclissato dalle piattaforme streaming? Oppure le collaborazioni tra i festival e Netflix (ad esempio) dimostrano la possibilità di una coesistenza tra i due mondi? Il cinema al giorno d’oggi è fatto anche dalle piattaforme, ormai Netflix è una forma di distribuzione e produzione. Molti reagiscono negativamente al fatto che certi film, come Blonde, non escano al cinema, ma personalmente sono dell’idea che oggi i film si possano vedere in tanti modi diversi, e un modo tra questi è vederli in televisione. In realtà non c’è un conflitto ma sono realtà che fanno parte dello scenario cinematografico nel suo complesso. Le resistenze di Frémaux risultano inadeguate al giorno d’oggi, in quanto gli attori del mercato cinematografico sia in senso produttivo che distributivo sono molto diversi, e oggi vediamo i film in modi molto diversi. La sala è ormai uno dei luoghi in cui si può vedere un film. Inoltre, la storia del cinema è sempre stata fatta dei cosiddetti film “straight to video”, cioè film fatti per andare direttamente ed esclusivamente in televisione. Molti film non sono mai usciti al cinema, dunque questo altro non è che un falso problema. Io sono per la pluralità delle forme, più occasioni si hanno di vedere i film, sia al cinema che sulle piattaforme, meglio è, l’importante è che i film siano facilmente accessibili. La pluralità delle modalità di accesso, non cannibalizzano ma semplicemente aumentano l’accesso, la logica deve restare quella di far vedere i film il più possibile. L’importante è facilitare la visione dei film in generale, in condizioni corrette, quindi non danneggiando le visioni corrette, e questo può essere nient’altro che una forma di ricchezza. Inoltre, grazie alle piattaforme, fortunatamente di certi film non esistono versioni doppiate. Netflix, ad esempio, non doppia i film ma propone solamente i sottotitoli, e questo rappresenta un vero arricchimento, e questo per la cultura cinematografica contribuisce ad una visione veramente corretta del film. 3. Secondo lei l’importanza dei Festival è cambiata durante la loro esistenza? Il loro significato culturale e sociale era più forte nel momento della loro creazione? Per quanto riguarda il Festival di Cannes la mia risposta è no, questo perché esercita ancora un potere fortissimo secondo certe logiche del film d’autore. Cannes è un festival che tutto sommato prova a fare una sintesi della direzione in cui va il cinema (dal punto di vista estetico, formale, di ricerca di nuovi autori, ecc.). Venezia sconta dei problemi di gestione, e ad oggi viene usato come fosse una passerella, dove i vari distributori mostrano, come in una vetrina, i loro prodotti. Venezia non è Cannes e non ha il suo stesso prestigio, e ciò fa si che vi sia un indebolimento che bene o male caratterizza i festival oggi, perché il cinema conosce percorsi e forme di distribuzione che passano alle spalle delle vecchie strutture come i festival, che sono nati per far vedere i film. Un po’ i festival del cinema in generale, molto meno Cannes, hanno perso quel ruolo propositivo, ricevono ciò che c’è e ne fanno una selezione, ma sono dei passaggi più commerciali che reali. Basti pensare che tutti i film italiani che vanno a Venezia contemporaneamente escono al cinema, dunque, i produttori italiani usano Venezia come trampolino di lancio per film che il giorno successivo usciranno in sala. I percorsi di ricerca al giorno d’oggi sono altrove, su piattaforme come MUBI tra tutti, proprio per i film che seleziona, che fanno discorsi di tipo cinefilo.